La mappa dei giochi pubblicata sul portale di IVIPRO offre uno spaccato delle opere già realizzate e in commercio ambientate in Italia o legate al nostro territorio. Si tratta di una panoramica estesa ma, per sua stessa natura, non esaustiva: sebbene il lavoro di ricerca svolto finora abbia condotto all’inserimento di un corpus significativo di titoli, la mappa è in costante aggiornamento.
Dalla sezione, inoltre, sono stati esclusi quei titoli in cui il riferimento all’Italia appare marginale o pretestuoso. In alcuni casi, per comodità di fruizione, si è infine deciso di accorpare in un’unica scheda la disamina di gruppi di opere appartenenti alla medesima serie (vedi il caso di Street Fighter, per citare un celebre brand).
Le 170 schede inserite restituiscono tuttavia un’interessante fotografia dell’Italia nei videogiochi, un fermo immagine in cui il Paese assume una duplice veste: protagonista e fonte d’ispirazione iconografica. Spicca, ad oggi, un dato prevedibile, che merita più di una riflessione non tanto per ciò che racconta rispetto al passato, quanto per ciò che suggerisce rispetto al futuro. Si assiste infatti a una certa stereotipizzazione nella scelta delle location: le rotte dell’Italia videoludica si concentrano attorno alle mete più tradizionalmente turistiche. L’analisi non include quelle schede (24) relative a videogiochi non esplicitamente o direttamente legati a una location o regione (Age of Empires o Civilization, per esempio, o titoli che si rifanno a un generico immaginario italiano, come Just Cause 3 o Dishonored 2).
La maggioranza dei videogiochi ambientati in Italia o legati alla cultura italiana segue la consueta direttrice che dal Veneto conduce al Lazio, attraverso la Toscana. È il Lazio ad avere la meglio, con ben 49 giochi ambientati all’interno della regione: di questi, 42 sono legati a Roma, vero e proprio centro di attrazione per gli sviluppatori. Il Veneto conta 38 giochi, di cui 32 legati a Venezia. Le due città si confermano dunque protagoniste anche dell’immaginario videoludico. La Toscana segue a ruota con 34 opere ambientate nel proprio territorio: in questo caso, però, il capoluogo non sembra fagocitare l’intera regione, con “soli” 16 titoli ambientati a Firenze.
Immediatamente fuori dal podio troviamo Lombardia e Campania, rispettivamente con 28 e 24 videogame. Menzione speciale per la Sicilia, con 19 titoli ambientati in regione. Fanalino di coda Molise e Calabria, che non ci risultano essere mai state scenario o fonti di ispirazione di opere videoludiche.
L’Italia da cartolina pare essere al centro dell’attenzione degli sviluppatori, ma è opportuno fare dei distinguo. Sarebbe per esempio interessante indagare il differente trattamento riservato al nostro Paese dagli sviluppatori stranieri – ai quali appartiene la fetta più consistente dei titoli presenti nella mappa – e da quelli italiani. Come facilmente intuibile, gli studi di sviluppo nostrani sembrano dimostrare una maggior sensibilità nei confronti di storie meno note e dal carattere più nazionale. Si vedano i casi di The Town of Light, Wheels of Aurelia, Anna, The Land of Pain, The Great Palermo, Princesa Mafalda, Progetto Ustica, per citarne alcuni. Opere, tra l’altro, tutte realizzate negli ultimi anni, a riprova della vitalità e dell’impegno profuso dai nostri developer.
Quel che probabilmente emerge dall’analisi della mappa è l’importanza di veicolare una conoscenza più approfondita e varia del Paese. Proporre cioè itinerari narrativi che scavino in profondità nella sfaccettata ricchezza della penisola, per dare sempre più spazio a territori videoludicamente meno battuti. Una spinta in questa direzione da parte delle istituzioni locali potrebbe essere non solo opportuna, ma anche benefica e strategica per i territori coinvolti.
Articolo a cura di Andrea Dresseno