Game Over Carrara è un racconto interattivo a episodi che si ambienta in una Carrara post-apocalittica. Il team di sviluppo è composto da un solo individuo, Elvis Morelli, che in completa autonomia ha ideato la storia del gioco e definito la sua estetica.
A poche settimane dalla pubblicazione del secondo episodio, prevista per il prossimo gennaio, IVIPRO ha voluto intervistare l’autore per mettere a fuoco gli aspetti più affascinanti del titolo: il suo rapporto con gli spazi e le persone reali della città di Carrara, le ripercussioni e gli obiettivi turistico/promozionali del progetto e soprattutto l’innovativo sistema di sponsorship implementato da Morelli, che coinvolge negozianti ed esercizi reali nel continuum narrativo della sua creazione.
Game Over Carrara è un titolo a forte componente narrativa e ambientato in una Carrara post-apocalittica. A qualche mese dalla pubblicazione del primo capitolo e alla vigilia del secondo, sei soddisfatto del lavoro svolto e dei risultati ottenuti? Puoi raccontarci qualcosa sul secondo episodio?
Posso ritenermi pienamente soddisfatto. In pochi mesi abbiamo superato le 5000 installazioni, la “fan base” cresce, ma sopratutto è attiva, curiosa e freme dalla voglia di giocare l’episodio 2. Sarà col secondo episodio che avrà inizio il vero Game Over Carrara: l’episodio 1 è stato un pilota, l’antipasto. È in questo capitolo, che uscirà a gennaio, che il gioco assumerà una propria personalità, un’identità ancora più forte. Aspetti come longevità, narrativa e giocabilità sono stati migliorati notevolmente. Il mio intento è quello di superare le aspettative dei giocatori, è una bella sfida! Anche gli “sponsor” sono aumentati, piccole e medie imprese che investono in un modello pubblicitario su cui non è possibile fare analisi, in quanto non ha alcun precedente: in una città come Carrara è un segnale molto positivo.
La Carrara del gioco è disseminata di spazi cittadini ben riconoscibili, tuttavia devastati dall’apocalisse. Cosa intendevi comunicare con questa operazione? Credi che il gioco possa produrre un effetto positivo in termini sia turistici, sia di divulgazione del patrimonio cittadino?
Carrara è una città stupenda, il marmo più famoso della storia proviene da qui. La devastazione in chiave apocalittica è un “make up” sulla città, voluto e mirato a evidenziarne la bellezza. Il mio apocalisse è il contorno nero di due splendidi occhi blu. Nel gioco si vedono le piazze più belle della città, le opere d’arte, ma anche artisti locali, scultori, pittori, ecc. Sono assolutamente convinto che il progetto possa avere un effetto positivo in termini turistici e divulgativi: per fare un esempio, una ragazza dagli Stati Uniti verrà in vacanza in Italia il prossimo anno e, dopo aver giocato l’episodio 1, ha detto che farà una modifica al suo percorso per venire a visitare Carrara.
Al di là dei luoghi, una menzione d’onore va alle persone coinvolte nel progetto. A ogni personaggio del titolo corrisponde un individuo “reale”, un attore in costume fotografato in una posa simbolica. In Game Over Carrara facciamo anche la conoscenza di personaggi realmente esistenti? Com’è stato accolto il gioco da parte della cittadinanza?
Sì, i personaggi che incontriamo nel gioco sono tutte persone reali che mantengono il proprio vero nome, così come i commercianti che incontriamo – ogni negozio è reale. La cittadinanza ha reagito benissimo, ho fotografato più di cento persone, al punto di dover chiudere i cast a un certo punto, perché avevo più materiale di quello che mi serviva.
Affascinante il coinvolgimento nel progetto di alcune attività commerciali della città. Un nuovo modo di intendere la promozione che passa attraverso un dialogo serrato tra il mondo virtuale e quello reale, trascinando luoghi e marchi di Carrara nel vostro racconto attraverso pratiche di attenta contestualizzazione narrativa, ma anche di negoziazione e di ingegno: come è nata l’idea? Come sei riuscito a svilupparla? Hai intenzione di esportare questo modello di sponsorship anche in altre città in futuro?
L’idea è nata come step successivo al coinvolgimento di persone reali come attori. Ho pensato, dato che il gioco sarebbe stato gratuito, che i commercianti avrebbero potuto aver voglia di comparire anche in cambio di una piccola quota rappresentativa. E hanno reagito bene, più di 40 attività hanno aderito. A mio parere è l’inizio di un modo alternativo di fare pubblicità in un videogame. Il ruolo dei commercianti è inserito nella storia del gioco, non interrompe la narrativa: non è un banner o un pop-up, entrambi tendenzialmente detestati dai giocatori nonché “centrifughi” rispetto alla storia, di disturbo. Le pubblicità di Game Over Carrara sono fuse con la narrativa, al punto che un utente non a conoscenza dei negozi che appaiono può non far caso al fatto che siano lì per pubblicità!
L’esportazione di questo modello è il cuore del progetto. Con Carrara è stato un esperimento, un punto di partenza. Penso che questo sia il momento migliore per l’Italia e il mercato indipendente: io lavoro come sviluppatore da circa 15 anni, da quando non esisteva il mercato indie né Google Play. Ho lavorato ad alcuni giochi Nintendo, e posso assicurare che oggi fare videogame è diverso. I segnali si vedono nella tecnologia, nel mercato, sui social network, lo grida chiunque, solo un sordo può non sentirlo.
Articolo a cura di Stefano Caselli