Promosso dalla Galleria Nazionale delle Marche in collaborazione con Microsoft e Cisco, “Raffaello in Minecraft” è un progetto curato da Maker Camp e Apptripper che mira a coinvolgere scuole e ragazzi nella ricostruzione e reinterpretazione della vita del giovane Raffaello.
In particolare, l’idea è quella di rappresentare, attraverso l’uso del celebre videogioco Minecraft, alcuni noti episodi che coinvolgono il pittore e architetto di Urbino. Un video di presentazione ha fornito lo spunto ai progetti dei ragazzi, riportandoli indietro nel tempo fino al XV secolo, epoca in cui Raffaello muove i primi passi nella bottega del padre, Giovanni Santi. Alle circa 100 scuole e 2000 ragazzi che hanno aderito all’iniziativa spetterà il compito di proseguire la narrazione, restituendo in digitale alcuni momenti significativi liberamente ispirati alla vita o all’opera del pittore. Tre i percorsi: Raffaello e la sua bottega; Raffaello e la città di Urbino; Raffaello e Palazzo Ducale.
L’uso di Minecraft nel contesto educativo, formula già ampiamente collaudata, fa leva sul potenziale creativo del celebre videogioco: grazie all’attività laboratoriale gli insegnanti riescono ad accompagnare gli alunni nella ricostruzione degli ambienti del passato, o possono in alternativa stimolarli all’intervento attivo e alla progettazione di spazi abitabili, di sculture, perfino alla sperimentazione scientifica. I mattoncini del gioco, strumenti indispensabili per la strutturazione di un ambiente digitale ampiamente modificabile e plasmabile, fungono così da tramite per un approccio alla storia, alla geografia e all’attività creativa.
Il progetto è stato lanciato lo scorso ottobre e si concluderà il prossimo giugno, in un evento di premiazione al Palazzo Ducale di Urbino. Le narrazioni create dagli studenti verranno poi esposte alla Galleria Nazionale delle Marche. Interessati al potenziale dell’iniziativa, abbiamo intervistato Marco Vigelini, referente di Maker Camp.
Vuoi innanzitutto presentarti e raccontarci quali sono le attività di Maker Camp?
Mi chiamo Marco Vigelini e “faccio cose con Minecraft”. Ho iniziato per gioco quando mia figlia mi fece vedere per la prima volta Minecraft e, insieme alla sua maestra, ne scoprimmo il potenziale educativo. Siamo stati i primi in assoluto a introdurre nella scuola italiana questo strumento didattico portando tutta la classe indietro nel tempo a interagire con Cleopatra, Giulio Cesare e i grandi del passato. Da allora è stato un crescendo di avvenimenti e di progetti sempre più impegnativi, che infine ci hanno portato a condurre un progetto con scuole di tutte il mondo che esponevano in un Louvre virtuale quadri e disegni realizzati fisicamente dai ragazzi, ognuno nella propria classe.
Con la mia società, Maker Camp, mi occupo di formare e accompagnare gli insegnanti di tutta Italia alla scoperta di Minecraft, oltre a condurre laboratori verticali extra-scolastici per bambini, per aziende o per particolari eventi sempre e solo su Minecraft (robotica e Minecraft, programmazione e Minecraft, stampa 3D e Minecraft, e così via) e, come avete scoperto, collaboro con musei e luoghi della cultura per ingaggiare con elementi di gamification il pubblico dei più giovani e le loro famiglie.
“Raffaello in Minecraft” propone una collaborazione virtuosa tra istituzioni e ragazzi, focalizzata sulla valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale e basata sull’uso del medium videoludico: com’è nata l’idea? Vi siete ispirati a qualche modello preesistente?
“Raffaello in Minecraft” è stato la naturale evoluzione di progetti nati anni prima come quello che ha portato alla fantastica ricostruzione dell’intero centro città di Firenze realizzato per il Museo Novecento di Firenze. All’estero c’erano state delle esperienze significative realizzate per la TATE Modern di Londra e per il Museo Nazionale di Storia Naturale di Washington, ma che rimanevano comunque distanti dall’esperienza fisica all’interno del museo: quando sono stato contattato dal Museo Novecento di Firenze per ingaggiare i ragazzi in occasione di un weekend all’insegna della scoperta dei luoghi della cultura fiorentini, la mia idea è stata di portarli all’interno del vero museo, far creare loro i propri quadri utilizzando carta e colori e poi “esporli” all’interno del Museo Novecento ricostruito in Minecraft. Una volta creato il museo che si trova di fronte alla piazza di Santa Maria Novella abbiamo cominciato ad allargarci fino a raggiungere Ponte Vecchio, gli Uffizi, Palazzo Vecchio, la Cattedrale di Santa Maria del Fiore con annessi Battistero di San Giovanni e Torre di Giotto.
Con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena abbiamo avviato il primo progetto che metteva insieme i tanti istituti scolastici modenesi per permettere ai ragazzi, in estate e quindi a lezioni terminate, di raccontare le loro storie e la loro visione del proprio territorio. Per l’occasione ai ragazzi abbiamo dato come “base di partenza” il centro della città di Modena e numerosissime sono state le adesioni al progetto.
Tra questi due progetti c’è stato anche quello che ha visto nuovamente protagonista i ragazzi con Minecraft in una mostra tenutasi all’interno della Triennale di Milano. Unendo tutti questi puntini è nata l’idea del progetto “Raffaello in Minecraft”.
Numerose le implicazioni del progetto per quanto riguarda la valorizzazione del patrimonio culturale, e quindi educativo, e dall’altro lato quella del potenziale del videogioco in quanto strumento di sperimentazione e apprendimento. Quali sono i presupposti teorici del progetto, quali i suoi obiettivi?
Il progetto è legato alla volontà del Direttore della Galleria Nazionale delle Marche – dottor Peter Aufreiter – di voler raccontare le bellezze della città di Urbino, le intuizioni artistiche del Duca Federico da Montefeltro e la genialità del giovane Raffaello. Il progetto nasce dunque con una forte valenza culturale e, legandolo con il videogioco per PC più venduto al mondo, oltre a sfruttarne le potenzialità di ingaggio e di espressività creativa, siamo stati in grado di mettere insieme un altro elemento importante che è quello della partecipazione territoriale. Il potenziale del videogioco viene sfruttato anche in base al pubblico a cui ti stai rivolgendo. Il giocatore tipico di Minecraft è rappresentato da un pubblico veramente molto giovane e, poiché Minecraft è universalmente riconosciuto come un gioco inclusivo di genere, un museo può facilmente e finalmente parlare ad altezza di bambino e dialogare con i giovani, indipendentemente dal sesso.
La risposta da parte dei partecipanti è stata del tutto positiva. Vi aspettavate un risultato del genere, e un simile interesse da parte di scuole e insegnanti?
Onestamente ero già consapevole delle potenzialità dell’idea di legare il giovane Raffaello, uno dei più grandi artisti che l’Italia e il mondo abbiano mai conosciuto, con il videogioco che permette a bambini di tutte le età di esprimere facilmente la propria creatività, blocco dopo blocco. Bravi sono state le maestre e gli insegnanti che, da gran parte della penisola italiana, hanno saputo raccogliere la sfida, mettendosi in gioco e mantenendo il ruolo di conduttori e supervisori dei propri progetti scolastici, ma confidando sulle maggiori competenze (in relazione al gioco) dei propri studenti. Auguro agli insegnanti di scoprire, durante l’anno scolastico, tutte le potenzialità didattiche che offre la versione educativa di Minecraft che abbiamo deciso di utilizzare per questo contest. Esiste infatti la possibilità di programmare un robottino e fargli eseguire tutta una serie di compiti che desideriamo, come scavare o piazzare blocchi al posto nostro. Ci sono poi i blocchi della Chimica che permettono di “costruire” tutti gli elementi della Tavola Periodica e riprodurre, in tutta sicurezza, veri e propri esperimenti da laboratorio seguendo note formule chimiche o mischiando materiali e composti casuali. E tanto altro ancora.
L’esposizione dei lavori dei ragazzi al fianco delle opere di Raffaello è un’idea affascinante, come verrà sviluppata? Cosa si troveranno davanti i visitatori della Galleria Nazionale delle Marche a seguito della premiazione?
L’ulteriore elemento vincente dell’iniziativa è legato appunto alla fase di restituzione. Il museo che coinvolge un territorio riguardo i propri contenuti culturali, oltre a divulgarli e a diffonderli in maniera capillare e a coinvolgere il pubblico dei più giovani, si ritrova in cambio una serie di idee, narrazioni e suggestioni sviluppate proprio dal pubblico coinvolto. Tra le possibilità offerte dallo strumento c’è quella di esportare porzioni di mondo e salvarle sotto forma di oggetto 3D. Questi oggetti digitali in 3D, realizzati dai ragazzi, verranno ospitati in un dispositivo touchscreen collocato nella stanza dei quadri del grande Raffaello: potranno essere ruotati, ingranditi e visualizzati, con tanto di annotazioni inserite dai ragazzi. I ragazzi diventeranno così dei piccoli espositori digitali all’interno di un vero museo!
Puoi darci qualche anticipazione su eventuali future applicazioni di Minecraft all’interno di contesti museali e/o culturali?
Nell’immediato con Maker Camp abbiamo appena avviato un’altra iniziativa con Minecraft e l’innovativo museo del Novecento M9 di Mestre, invitando i partecipanti – italiani ma anche stranieri in questo caso – a realizzare un progetto di rigenerazione urbana riflettendo ed integrando, per quanto possibile, alcuni dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030 proposti dalle Nazioni Unite. Abbiamo tante idee per la testa che nascono ogni volta che entriamo in un museo con gli occhi di un bambino. Una di queste riteniamo sia davvero una bellissima e dirompente idea per quei musei che decidono di investire in questo fantastico videogioco alcune logiche tipiche degli App Store. Ho pianificato un viaggio negli Stati Uniti a fine aprile e confido di tornare con più certezze.
Articolo a cura di Stefano Caselli