Il territorio sardo presenta caratteristiche naturali che lo rendono scenario ideale per lo sviluppo di opere videoludiche. IVIPRO ha recentemente intervistato due realtà sarde accomunate da obiettivi comuni: giocare con il territorio, raccontarlo attraverso la tecnologia.
Ci siamo confrontati con Andrea Assorgia (Net-Press, Fabbricastorie) e Roberto Lai (Renderingstudio). Dalle loro parole è emersa la passione per la valorizzazione degli aspetti naturali e culturali della Sardegna. L’isola possiede infatti alcuni paesaggi ancora incontaminati, oltre che siti archeologici antichissimi.
Come ci dice Assorgia, «orientativamente tutti i sardi sono molto legati alla propria terra e, senza esagerare, spesso si sentono più sardi che italiani. Nel nostro lavoro cerchiamo di guardare però anche oltre l’orizzonte, perché l’insularità a volte rischia di essere un limite: vogliamo raccontare la nostra terra agli altri, non soltanto ai sardi. Per questo motivo i nostri videogiochi, anche se sono pensati spesso e volentieri per essere giocati in loco (come Gli ultimi abitanti di Palmavera o Discover Cagliari), in realtà si rivolgono ad un pubblico più ampio e sono stati tradotti in italiano e inglese».
Oltre l’etimologia quindi: essere un’isola non significa isolamento. Piuttosto, l’isola diviene crocevia di incontri, punto di partenza verso l’esterno. Le occasioni offerte dal territorio e dalla cultura sardi per lavorare a prodotti videoludici sono tante e ne è testimonianza l’imminente Discover Cagliari – realizzato per conto dell’associazione Fabbricastorie e finanziato in larga parte dalla Fondazione di Sardegna – in cui è possibile esplorare la Cagliari medievale tramite un’interazione in realtà aumentata: i giocatori si recheranno nei luoghi dei monumenti della città attivando enigmi da risolvere e liberandoli dagli attacchi di demoni provenienti da un’altra dimensione: «i monumenti della città di Cagliari sono dei sigilli, sedi di fede magica che vanno attivati dal giocatore in realta aumentata. Al loro interno portano degli enigmi: strizzando l’occhio alla criptologia, per attivare questo sigillo sul territorio bisogna guardarsi intorno e trovare la chiave del mistero». A testimonianza dell’importanza artistica e culturale alla base del prodotto, Andrea ci riporta alla memoria un esempio: «In Sardegna abbiamo avuto uno scultore piuttosto famoso, Pinuccio Sciola, morto nel 2016. Realizzava grandi pietre sonore, le intagliava con i suoi strumenti creando sporgenze che, una volta percosse, emettevano dei suoni. Queste pietre sonore le abbiamo rese attive tramite la realtà aumentata e toccandole sullo schermo suonano per davvero. L’utente deve guardarsi intorno, interagire con il paesaggio, cercare gli spunti offerti dal territorio». L’opera è quindi pensata per essere giocata in loco e offre la possibilità di fare un giro turistico della città medievale di Cagliari. Quello che colpisce è il lavoro fatto dal punto di vista narrativo: «Abbiamo costruito uno story bible molto complesso per arrivare a questo risultato, un universo narrativo da cui possiamo attingere ancora per tanto tempo».
Continua ancora Assorgia, «con l’associazione Fabbricastorie realizzeremo Ichnuseum, un gioco a sfondo museale (una vera e propria installazione) che serve per raccontare la storia della Sardegna in forma di videogioco. Una piattaforma multimediale come quelle osservabili in diversi musei europei. È una forma di edutainment che aiuta e corrobora l’offerta formativa di un museo».
Roberto Lai fa parte del team di Renderingstudio, realtà collaterale allo sviluppo di videogiochi che si occupa di comunicazione e 3D design e mette a disposizione degli sviluppatori e di altri enti le proprie competenze in fatto di modellazione e virtualizzazione del territorio: «siamo in grado di ottenere ambientazioni virtuali partendo dalle riprese aeree e da terra effettuate con vari mezzi e strumenti. Possiamo anche fornire questo tipo di servizio per conto di terzi, mettendo quindi a disposizione le nostre competenze. Tra le nostre skills c’è quella di creare qualsiasi tipo di contesto virtuale e/o trasformare stilisticamente ambienti reali in ambienti virtuali o partire dalle illustrazioni per giungere a situazioni e personaggi tridimensionali. Stiamo lavorando allo sviluppo di contesti virtuali fruibili co tecniche tipiche dei videogames. A questo scopo utilizziamo software quali 3D Studio Max e Unreal Engine. L’esperienza che per prima ci regalò grandi soddisfazioni nell’ambito della promozione dei beni culturali attraverso il 3D fu la realizzazione della cinematica per la presentazione della ricostruzione virtuale del Nuraghe Arrubiu di Orroli, tra i più importanti e conosciuti della Sardegna».
Da allora, alla base di tanti nostri lavori vi è, ovviamente, il variegato territorio sardo, esplorato con passione in lungo e in largo: «Viviamo l’isola con intensità, la percorriamo in lungo in largo, dalla costa alle montagne, proprio per trovare ispirazione e realizzare i set per i lavori che eseguiamo. A livello naturalistico, il territorio sardo è vergine o quasi; alcuni posti sarebbero del tutto irraggiungibili se non esistessero mezzi di ripresa aerei: pensiamo per esempio ad alcune aree del Supramonte dove vi sono scorci davvero incredibili. Una location emozionante è la gola di Gorropu, il canyon più profondo d’Europa che arriva fino a 300 m di profondità. Pensate ad ambientare un videogame in uno scenario del genere». Come per Net-Press, anche per Renderingstudio il valore narrativo attribuito allo sviluppo dei progetti assume un’importanza fondamentale e, a tal proposito, è da citare il loro cortometraggio Alba delle Janas, di proprietà dell’Associazione MUVIS, è risultato vincitore di diversi premi e selezioni a livello nazionale e internazionale: basato sulle antiche tradizioni legate alle Janas, le fate dell’isola, punta a trasmettere la passione per l’archeologia soprattutto ai più piccoli.
C’è ancora tuttavia molto da fare sul fronte istituzionale: «Non è facile rapportarsi con le istituzioni perché molte volte c’è un considerevole gap conoscitivo riguardo alle tecnologie che usiamo. C’è un mondo che è vivo e che si evolve sempre più velocemente e in Italia non viene considerato come dovrebbe: nei musei d’Europa, per non andare troppo lontano, le nuove tecnologie sono divenute imprescindibili per migliorare la fruizione delle collezioni, per renderle più appetibili».
La Sardegna è un’isola ancora per gran parte inesplorata nelle sue caratteristiche naturali e il suo patrimonio archeologico e culturale rimane ancora poco conosciuto dal grande pubblico. Manca probabilmente, ad oggi, una risonanza adeguata; tuttavia due realtà come Net-Press e Renderingstudio forniscono un lavoro tecnologico innovativo che può rendere giustizia al territorio sardo e alle sue bellezze.
Intervista a cura di Daniele Barresi