Remy Siu 蕭逸南, dello studio canadese sunset visitor 斜陽過客, è stato nostro ospite in occasione delle preview online dell’edizione 2024 degli IVIPRO DAYS, appuntamento annuale dedicato al videogioco come risorsa per raccontare il territorio e il patrimonio culturale (recupera la sua lecture).
Proprio a sunset visitor si deve 1000xRESIST, avventura che usa il pretesto della fantascienza distopica per intrecciare una varietà impressionante di temi, dalla teologia all’esistenzialismo, dalla riflessione sul ruolo dell’arte a quella politica. Lo fa attraverso un filo rosso in particolare, che fin dai primissimi minuti di gioco diventa non solo un fulcro narrativo, ma anche ludico: la memoria.
Tutto quello che facciamo nel gioco è guidato dalla memoria: siamo nel futuro, l’umanità si è estinta a causa di una misteriosa epidemia e la superficie della terra è calpestata da alieni misteriosi; siamo parte di una comunità di cloni (le Sorelle) che vive nel sottosuolo rispettando un rigido codice gerarchico e comportamentale; e per lo più giocando partecipiamo a delle Comunioni (Communion), ovvero delle condivisioni di ricordi tra le Sorelle. Le Comunioni sono le sezioni del gioco più frequenti e più lunghe in assoluto, intervallate solo in alcuni momenti dalla libera esplorazione del covo sotterraneo dove vivono le protagoniste. La progressione di 1000xRESIST è scandita dai ricordi che troviamo e di cui ci appropriamo man mano, fatto che rende la memoria la vera protagonista del gioco.
Ricordare in 1000xRESIST è un processo rigorosamente interpersonale (ogni ricordo che vediamo viene condiviso tra almeno due personaggi), che diventa partecipato grazie all’uso di specifiche tecnologie (scopriamo di che si tratta soltanto in fasi molto avanzate della partita). È anche qualcosa di eccessivo, che porta a confondere il proprio passato con quello delle altre – fatto che diventa sempre più pesante per Watcher, la protagonista. È, soprattutto e di conseguenza, qualcosa di politico.
1000xRESIST è un videogioco dichiaratamente (e sfacciatamente) politico, che usa la fantascienza per riflettere sul significato e sul valore della memoria nella costruzione di un futuro possibile (in particolare, il riferimento è quello delle proteste di Hong Kong del 2019-2020 e dei cosiddetti “diaspora children”, come sottolinea Remy Siu nell’intervista?). La memoria diventa un ponte tra realtà e finzione, tra soggetto e comunità, tra sistemi di potere e popoli soggiogati: è uno strumento usato per istituire regimi e per rovesciarli, per ricordare rivoluzioni passate o per nascondere traumi e segreti, ancora e ancora (il gioco racconta di tre generazioni successive, ma avrebbe potuto raccontarne cento, oppure mille, come da titolo).
Ludicamente quanto narrativamente, 1000xRESIST ci mette nei panni di un soggetto che ricorda di continuo, che ricorda tecnologicamente, e che ricorda troppo. Gran parte delle meccaniche del gioco simulano una memoria unilaterale, generata da circuiti prestabiliti, in quanto appunto “determinata” da soggetti che detengono il potere. Verso la fine del gioco, però, è proprio la rinegoziazione di questi significati “predeterminati” a rendersi necessaria. Ricordare insieme può riconciliare, anziché dividere. Può liberare, anziché ingabbiare. Ma affinché realizzi questo suo potenziale liberatorio, la memoria deve accettare una sua negazione: per ricordare, suggerisce il gioco verso il suo finale, si deve necessariamente dimenticare.
Leggi l’articolo completo del nostro Stefano Caselli su Lo Specchio Scuro