Imaginarium Creative Studio è un piccolo studio di sviluppo toscano che raccoglie designer e sviluppatori. A fianco dell’attività legata al teatro, alla musica e all’animazione per progetti scenografici, lo studio si è cimentato a partire dal 2018 anche nella produzione di videogiochi. Tra i progetti più interessanti, alcuni sono legati alla tradizione musicale italiana, e in particolare alla vita di Giuseppe Verdi, oppure a tradizioni come il Carnevale di Viareggio.
IVIPRO ha intervistato Francesca Pasquinucci, art director del gruppo, per scoprire di più su come il rapporto tra videogiochi, cultura e territorio possa passare anche dall’interesse per la musica che è linea guida e marchio di fabbrica di Imaginarium Creative Studio.
Volete presentarci il vostro studio? Come e quando è nato?
Imaginarium Creative Studio è nato nel 2011. In quell’anno io e Davide abbiamo deciso di mettere insieme tutte le nostre passioni e i nostri studi, per realizzare il nostro progetto professionale legato alle immagini per il teatro e la musica: Davide era da poco diplomato in contrabbasso al Conservatorio di Lucca e nel mentre stava portando avanti i suoi studi sui software di animazione e mapping, mentre io mi ero laureata in Storia del Teatro e in parallelo approfondivo gli studi sul disegno tradizionale.
La lirica è sempre stata un punto di riferimento, perché è un universo artistico che offre la possibilità di lavorare su tutti i linguaggi, visivi e ovviamente musicali, quindi quel settore è stato un approdo naturale. Abbiamo da subito iniziato a lavorare per progetti scenografici ed in particolare di videomapping, proponendo sempre il nostro stile surreale e onirico. La nostra preparazione nell’ambito musicale ci permette poi di far interagire al meglio immagine e partitura.
Il nostro impegno in teatro ci ha dato la possibilità di realizzare progetti particolari fuori dall’ambito classico, vedi i lavori fatti per Max Gazzè, per Simone Cristicchi e per altri musicisti più legati all’ambito pop.
La vostra realtà si colloca nell’intersezione tra cultura, teatro e tecnologia. Perché a un certo punto avete deciso di introdurre in questo percorso anche i videogiochi? Qual è il vostro approccio in questo ambito?
La colpa è effettivamente tutta di Max Gazzè! Noi siamo ragazzi degli anni Ottanta e ovviamente abbiamo i videogiochi nel nostro DNA, ma nel 2018, in occasione dell’uscita del suo disco Alchemaya (di cui abbiamo realizzato booklet e scenografie del tour), ci è venuto in mente di raccontare attraverso un videogioco, completamente disegnato su carta, il complesso concept dell’album, una storia sull’origine dell’uomo che mischia al suo interno concetti di filosofia, di fisica quantistica, di esoterismo, letteratura e leggende dei popoli.
Quello che è nato come uno scherzo è diventato poi un reale strumento di narrazione per un pubblico eterogeneo, presentato per la prima volta al Festival di Sanremo del 2018.
Questo primo esperimento ci ha dato la voglia di andare avanti e utilizzare il gioco come forma di comunicazione e anche di educazione.
Due dei vostri giochi sono strettamente legati alla nostra tradizione musicale e in particolare a Giuseppe Verdi. Volete raccontarci come sono nati i progetti Aida and the Magic Run e Rigoletto. I misteri del teatro?
Sono progetti di grandissima soddisfazione perché sono dedicati a un pubblico, quello dei bambini, che ha incredibili reazioni immediate nell’interazione tra gioco e teatro.
Il Teatro Sociale di Como ci ha commissionato Rigoletto. I misteri del teatro per regalare ai ragazzi una lettura alternativa di Rigoletto, nello specifico legata all’allestimento di Rigoletto per il progetto Opera Domani che propone una riduzione dell’opera stessa per una fruizione ottimale a un target giovanissimo ben preciso. In questo contesto noi abbiamo sposato l’idea del regista di parlare del “teatro nel teatro” e abbiamo riscritto una storia per il gioco che aiutasse il pubblico a conoscere i luoghi e i mestieri del teatro: Rigoletto deve andare in scena e il protagonista deve recuperare tutti i personaggi, affrontando un percorso ad ostacoli attraverso i luoghi del teatro (sartoria, sala trucco, laboratorio scenografico, buca dell’orchestra e palcoscenico).
Una logica simile è stata usata per l’ideazione di Aida and the Magic Run, realizzato per il Macerata Opera Festival, che nel 2021 festeggia i cento anni della prima rappresentazione dell’Aida di Verdi allo Sferisterio di Macerata. In questo caso abbiamo lavorato sui momenti topici del libretto, per progettare un endless run in cui la protagonista, Aida, deve raggiungere il suo amato Radames e sfuggire alle grinfie della sua acerrima nemica Amneris, figlia del faraone d’Egitto.
In entrambi i casi abbiamo ovviamente riservato una cura molto particolare alla colonna sonora. Abbiamo infatti riletto le arie e le overture più famose delle due opere del Maestro Verdi in chiave 8bit.
Non solo opere liriche, ma anche rimandi alla musica pop contemporanea. Ci riferiamo a Cosmic Giorgia e Alchemaya. Il videogame, rispettivamente incentrati sulla figura di Giorgia e di Max Gazzè. Com’è stato lavorare con questi due artisti, ispirarsi a loro per i vostri videogiochi?
Giorgia e Max sono due artisti incredibili. Max è un artista che ti lascia molto spazio creativo, è questo per noi è stato importantissimo perché ci ha dato la possibilità di lavorare al suo progetto Alchemaya con un lavoro di immagine e concept a più livelli. Siamo partiti da un ampio lavoro di illustrazione tradizionale per il booklet dell’album, passando per il videoclip ufficiale del brano sanremese La leggenda di Cristalda e Pizzomunno, per finire alle scene del tour. E in mezzo a tutto questo abbiamo inserito quel pezzo di racconto affidato al videogioco. Ogni progetto è stato un pezzo di una narrazione lunga due anni di lavoro.
Cosmic Giorgia è invece un progetto diverso, perché in questo caso non avevamo un album da promuovere o comunque una storia già iniziata a cui legarci, ma abbiamo comunque voluto affiancare l’immagine e la personalità della cantante a un concept, a un tema a cui lei è legatissima e che caratterizza anche la maggior parte delle nostre produzioni. Il tema dell’inquinamento e della perdita della coscienza ambientale. Abbiamo pensato ad una Giorgia super eroina che attraverso la sua musica e la sua “musicalità” riesce a recuperare l’armonia perduta dell’universo. La storia è ispirata alla teoria pitagorica dell’armonia delle sfere, secondo la quale la nostra vita sulla terra è regolata da un equilibrio cosmico dettato da un suono, da una vibrazione dei pianeti. Equilibrio perduto perché l’uomo, causando inquinamento acustico, non è più in grado di ascoltare quel suono.
Cosa ne pensate dei videogiochi come strumento per valorizzare spazi e luoghi italiani, oltre che patrimonio o racconti? Per esempio Burlagame racconta il Carnevale di Viareggio, ma di riflesso anche luoghi celebri della città…
Col tempo abbiamo imparato che i videogiochi sono uno strumento di apprendimento incredibile, e la loro capacità di valorizzare luoghi e storie deve essere una continua fonte di ispirazione per tutti i creativi e per tutti i progettisti. Burlagame è per noi uno strumento di amplificazione di qualcosa che ci rende felici, il Carnevale. Per chi è di Viareggio è un sentimento conosciuto, è una sensazione che non occorre raccontare, perché ogni persona vive quel periodo e la città come una festa gigantesca e come un’occasione di stare insieme che si ripete ogni anno. È qualcosa che ci fa sentire legati alla storia della nostra città e dei nostri antenati. Ma quando abbiamo pensato alla realizzazione di questo gioco, insieme a Maria Lina Marcucci, Presidente della Fondazione Carnevale, l’obiettivo è stato proprio quello di raccontare la nostra storia, la nostra tradizione artistica di costruzione dei carri, il nostro folklore cittadino, a tutto il mondo! Quindi il lavoro è partito da una ricerca storica sui carri, sui maestri carristi, sui luoghi e sulle architetture, per raccontare la ricchezza artistica e l’emozione del carnevale anche a chi non conosce la nostra festa e la nostra città, giocando dal proprio smartphone o tablet seduto in qualche posto in qualsiasi parte del mondo!
La creatività, usata professionalmente, porta sempre con sé una grandissima responsabilità comunicativa, e questi tipi di progetti sono un esempio importantissimo di come il gioco possa essere strumento di conoscenza e di ricezione di contenuti culturali.