La Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN) viene creata nel 1961 dall’Aeronautica Militare Italiana. Frecce Tricolori Flight Simulator – app mobile nata dalla collaborazione tra Rortos, Aeronautica Militare e Difesa Servizi SpA – permette agli utenti di salire in cabina di pilotaggio ed eseguire le mirabolanti manovre dei famosi velivoli italiani. Abbiamo recentemente scambiato quattro chiacchiere con Roberto Simonetto, CEO di Rortos.
Com’è nata e in che modo si è sviluppata la vostra collaborazione con l’Aeronautica Militare?
Abbiamo impostato il videogioco e presentato un primo documento allo Stato Maggiore e quindi al Responsabile Comunicazioni dell’Aeronautica Militare. Ci hanno risposto molto rapidamente e, una volta trovata la persona giusta, la collaborazione è stata abbastanza semplice: loro si sono dimostrati molto interessati e da lì abbiamo fatto partire il progetto insieme. Eravamo già esperti in simulatori di volo, ma era la prima volta che ci relazionavamo con un’istituzione di questo tipo. Quindi all’inizio neanche noi sapevamo che tipo di approccio adottare e il vero input è stato credere nella possibilità di fare qualcosa di innovativo.
Avete già avuto delle esperienze videoludiche in passato? Pensavo a titoli quali F-16 Fighting Falcon, Falcon 4.0, Flight Simulator della Microsoft, ecc.
Sì, in azienda abbiamo diverse persone che hanno trascorsi da videogiocatori veri e propri, altri che hanno esperienze in attività simili. In realtà, l’azienda è nata con me quattro anni fa e il motivo trainante è stata la passione per il volo; abbiamo approcciato i videogiochi partendo dalla simulazione. Poi è venuto il resto. Negli anni abbiamo costituito un’azienda vera e propria, con diversi collaboratori e attualmente nel team ci sono tanti videogiocatori.
Quali obiettivi vi siete posti con Frecce Tricolori Flight Simulator?
Sin dall’inizio, volevamo un prodotto che non fosse utilizzabile soltanto dagli esperti del settore, ma che potesse contribuire ad aumentare e allargare la cultura del volo attraverso un sistema accessibili a tutti. Puntavamo a fare qualcosa di diverso rispetto agli arcade presenti sul mercato, senza però arrivare ai tecnicismi di altri prodotti. Stiamo tuttora investendo su una maggiore integrazione tra gameplay e divertimento: desideriamo trasmettere alcune nozioni di cultura aeronautica, ma puntiamo innanzitutto al divertimento.
L’Aeronautica Militare italiana ha origini lontane. Cosa ne pensate del videogioco come strumento per stimolare l’utente ad approfondire la storia e la tradizione culturale di un Paese?
Sia Frecce Tricolori Flight Simulator che il precedente Marina Militare – Italian Navy Sim hanno un’impronta italiana. In entrambe le opere sono presenti basi, aeroporti e scenari italiani, vedi Terracina e Manerba del Garda. Teniamo a integrare la cultura del territorio con opere videoludiche che contemplino scenari nostrani e, come nel caso di Frecce Tricolori Flight Simulator, l’utilizzo di mezzi dell’aeronautica del nostro Paese. Crediamo nell’importanza di inserire mezzi militari, sia recenti che storici, dato che molti appassionati spesso ce lo chiedono. C’è sicuramente spazio per questo tipo di approfondimenti.
Abbiamo effettuato sopralluoghi sulle piste e sugli scenari che abbiamo poi ricreato. C’è stata ampia disponibilità nella concessione delle autorizzazioni; ci siamo confrontati con i piloti e abbiamo avuto occasione di visitare le basi poi tradotte digitalmente. In quanto appassionati, è una fase di studio e ricerca che amiamo particolarmente: l’obiettivo è trasmettere questa passione all’utente, per creare qualcosa di coinvolgente e realistico. I piloti della pattuglia ci hanno spiegato le diverse tecniche e aiutato a configurare al meglio le reazioni e le sensazioni del simulatore.
Avete sviluppato l’app per dispositivi mobile. Avete pensato anche a un’esperienza più coinvolgente tramite l’utilizzo della realtà virtuale?
Siamo partner Oculus, abbiamo progetti sul fronte Microsoft – per quanto riguarda Xbox – e su Steam. Tuttavia, il mobile rimane il nostro canale preferito, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di arrivare a un grandissimo numero di utenti. Col visore ci sarebbe un’esperienza più coinvolgente e abbiamo già sviluppato qualcosa, ma al momento nulla di commerciale, perché rimane ancora un ambito di nicchia. I costi inoltre si alzerebbero vertiginosamente e questo non rientra nella nostra politica.
Intervista a cura di Daniele Barresi