Le app Art Stories raccontano le città italiane ai più piccoli coniugando educazione e interattività. Attraverso tablet e smartphone è possibile scoprire storie e retroscena legato ad alcuni siti italiani – vedi il Castello Sforzesco e il Duomo di Milano – o altre città del mondo.
Le app possono essere usate anche a scuola o all’interno dei luoghi rappresentati, per permettere ai bambini di esplorarli, colorarli o gustare le illustrazioni dei giovani autori che collaborano al progetto. IVIPRO ha intervistato Giovanna Hirsch, co-founder di ArtStories.
Una delle cose più belle per un bambino che fa un tour culturale di una città è imparare a identificare e riconoscere i siti culturali, i monumenti storici, le storie che vi si nascondono. Da questo punto di vista le vostre app non ci sembrano pensate per rimanere davanti allo schermo in casa, ma per andare a visitare fisicamente i luoghi riprodotti e generare quindi interesse culturale.
Le app Art Stories possono essere usate a casa come un libro illustrato; sul posto, come guide-gioco; dopo la visita, per rivedere dettagli e giocare con calma con le animazioni; a scuola, come spunto per ulteriori approfondimenti o per preparare le uscite didattiche.
Sono nate per raccontare ai bambini il patrimonio che li circonda in modo semplice ma non banale, per incoraggiarli a guardare oltre lo schermo, fuori dal tablet, a farsi domande, a osservare, a riflettere in modo critico. Il digitale è utilizzato come uno strumento per scoprire il mondo. Gli occhi e l’attenzione dei bambini passano dallo schermo alla realtà in un continuo rimando, grazie a giochi e animazioni che non sovrastano i contenuti, a illustrazioni che aprono all’immaginazione, a testi scritti e recitati che stuzzicano curiosità e interesse.
Il vostro pubblico sono i bambini della scuola primaria o i più piccoli: ciò vuol dire che, di certo, avete previsto un ruolo determinante dei genitori nel loro approccio alle app e alla tecnologia. Noi crediamo che il vostro sia un ottimo strumento anche per concedere più tempo al rapporto genitore-figlio: cosa ne pensate?
Oggi si parla molto di bambini e digitale. Si discute animatamente sulla necessità o meno di regole per definire i tempi e i modi con cui i bambini e i ragazzi dovrebbero utilizzare tablet e smartphone. Secondo noi uno dei migliori modi per utilizzare il digitale con i bambini è giocare insieme a loro. Scegliere insieme contenuti interessanti, rispondere alle loro domande e ai loro stimoli. Non lasciarli soli davanti al tablet come fosse un babysitter, perché non lo è.
Le nostre app sono un luogo sicuro perché senza pubblicità, senza link ai social, né a parti terze, ma sono comunque pensate per essere utilizzate da bambini e adulti insieme. Se poi adulti e bambini escono insieme muniti di app per scoprire città e monumenti, musei e castelli, ci riteniamo più che soddisfatte!
La prossima app in uscita a giugno sarà proprio un’altra avventura che porterà i bambini fuori di casa.
Nell’app Castello sforzesco fate raccontare agli stessi signori di Milano la storia del castello. Quali sono, secondo voi, i punti di forza di uno storytelling orientato ai più piccoli?
Le nostre prime due app (Castello Sforzesco e Duomo) hanno un impianto simile: i personaggi dell’epoca e gli elementi stessi degli edifici si animano e si raccontano in prima persona (per esempio il biscione e l’aquila dello stemma sforzesco prendono vita nella app del castello; i doccioni nella app del Duomo). Questo piace molto ai bambini che imparano senza accorgersene.
Ogni nuova app è una nuova avventura e ogni volta cerchiamo di migliorare e di far evolvere il nostro approccio. Mantenendo però alcuni punti fermi: tutte le app sono illustrate in modo diverso da giovani illustratori, i contenuti sono il più possibile curati e rigorosi, i giochi non sono ossessivi e non soverchiano mai il contenuto. Attraverso il gioco i bambini costruiscono la loro visione del mondo ed educano il loro gusto, per questo siamo attente a proporre loro belle immagini, storie affascinanti, e un linguaggio non banale.
Sul vostro sito si legge “animazioni e giochi senza punteggi e senza stress”. Cosa ne pensate della competitività come fattore stimolante per imparare? Faccio un esempio: io ho imparato moltissimi aneddoti storici giocando ad Age of Empires II e sicuramente la possibilità di produrre truppe cammellate e “giocare alla guerra” era uno stimolo in più per seguire la storia di Saladino.
Cercare di rendere le nostre app sempre più stimolanti fa parte del processo di miglioramento continuo a cui tendiamo. Ma i nostri prodotti non potranno mai diventare dei videogame di “guerra” o gare di velocità, perché non fa parte del nostro DNA. Di videogiochi di questo genere, belli e meno belli, sono pieni gli store e quello che ci piacerebbe è invece proporre ai bambini anche un modo diverso di utilizzare il tablet, più lento e meno frenetico e ossessivo, in cui ci sia tempo di riflettere e giocare con lentezza in un mondo superveloce.
Siete riusciti a sbarcare fra i banchi di scuola con le vostre app? Un interessante punto d’arrivo sarebbe farle utilizzare ai docenti prima, dopo o durante le gite scolastiche.
Le nostre app sono utilizzate con successo in molte scuole dell’infanzia e scuole primarie. Abbiamo testato le app in diverse classi, proponendo lavori di gruppo sul tablet o utilizzando la LIM e ne abbiamo sempre ricavato feedback positivi sia da parte dei bambini sia da parte degli insegnanti. Proprio per questo stiamo lavorando a un nuovo progetto per le scuole, si chiama “bartolomeo” e a brevissimo sarà possibile saperne di più…
Ricordo di un prodotto videoludico didattico ispirato alla serie tv di cartoni animati Allacciate le cinture! Viaggiando si impara. Erano le prime volte che si poteva esplorare il mondo seduti comodamente da casa. Quel format ebbe un discreto successo in Italia alla fine degli anni ’90, insieme a prodotti televisivi quali ad esempio quelli di Albert Barillé distribuiti in Italia da DeAgostini (Esplorando il corpo umano, Invenzioni e inventori). A che punto ci troviamo, secondo voi, con i prodotti didattici interattivi? Credete che sia raggiungibile con prodotti del genere la stessa diffusione dei casi citati?
Oggi gli store sono potenziali vetrine internazionali, che con un semplice click rendono la tua app scaricabile in tutti i paesi del mondo. Il meccanismo è talmente semplice che ci troviamo di fronte a una gamma enorme di prodotti, e spesso è difficile – e qui parliamo da genitori e consumatori più che da sviluppatori – discernere tra ciò che vale la pena scaricare e cosa no. In questo mondo delle app, “iperpopolato” e molto competitivo, è secondo noi fondamentale che i prodotti didattici mantengano alta la barra della qualità e della cura dei contenuti.
Intervista a cura di Daniele Barresi